Giallo Dozza, da 10 anni va in meta sul campo e nella vita
Al limite del campo di rugby una linea bianca attraversa due lunghi pali bianchi paralleli che puntano al cielo tenuti insieme da un terzo che guarda invece alla terra. Superare quella linea e schiacciare la palla ovale nell’erba significa aver raggiunto l’obiettivo. Significa aver raggiunto la meta. Il rugby come potente metafora della vita, sport di squadra che insegna che il rispetto di sé stessi passa attraverso il rispetto degli altri e delle regole. Se questo non accade, un cartellino giallo ti fa sedere sulla panca delle penalità dove il tempo serve per riflettere. Nella Casa Circondariale della Dozza di Bologna quasi 10 anni fa è nato il Progetto “Tornare in Campo” finalizzato all’insegnamento del rugby all’interno del carcere, e al recupero fisico, sociale ed educativo di detenuti e giovani disagiati. Il giallo di un cartellino è così diventato il simbolo di una squadra, Giallo Dozza, che milita in Serie C ed è composta da chi quel cartellino l’ha preso nella vita e insieme ad esso anche un tempo, più o meno lungo, per riflettere sui propri errori.
Il rugby diventa una seconda occasione
Rugby, uno sport duro, combattivo ma con una grande forza socializzante e aggregativa. Sport portatore sano di valori e regole che formano un individuo e che possono anche cambiarlo, in meglio. È questo lo spirito che nel maggio del 2013 ha animato Pietro Buffa, allora Provveditore agli Istituti di Pena Emilia-Romagna, e Francesco Paolini, Presidente del Rugby Bologna 1928, che hanno deciso di replicare un’esperienza simile già avviata all’interno del carcere delle Vallette a Torino. Buffa e Paolini hanno trovato poi il sostegno di Claudia Clementi, Direttrice della Dozza, e Giancarlo Dondi, allora Presidente della F.I.R., e successivamente l’entusiastica adesione di Daniele Ravaglia, Direttore Generale di Emilbanca, e di Gianluca Pavanello, Amministratore delegato di Macron. Nel tempo si sono poi affiancate Illumia, FAAC e altre realtà imprenditoriali del territorio, convinte dell’importanza di sostenere un progetto di così grande valenza morale. Un impegno che è stato poi rinnovato anche dalla nuova Direttrice dell’Istituto penitenziale di Bologna, dott.ssa Casella. Il rugby è quello sport dove se cadi, devi rialzarti, sostenuto da chi sta al tuo fianco, in campo e fuori, per avere una seconda chance. Avere fiducia e rispetto degli altri perché insieme quella ‘dannata’ meta diventa sempre più vicina.
Dieci anni di storia e di storie
Da quando il progetto ha preso vita, grazie anche all’attiva partecipazione dei tecnici e allenatori del Bologna Rugby Club, il Giallo Dozza è sceso in campo in oltre 100 partite, coinvolgendo centinaia di atleti di nazionalità e religioni diverse. Un universo di storie personali, di errori e spesso di rinascite. Tutto nello spirito socializzante del rugby che, anche se all’interno delle mura di un carcere, svolge la sua funzione educativa e di esempio. Questo sport insegna infatti che le regole sono necessarie, e che la disciplina è un alleato positivo e non un ostacolo. Il Giallo Dozza è composto da uomini che hanno alle spalle storie più o meno dolorose su cui riflettere, e per i quali quella linea di meta è più o meno facile da raggiungere. L’insieme, la squadra, l’obiettivo comune diventano fondamentali in questo percorso di riflessione e, per alcuni, di ritorno alla normalità.
Tirare fuori l’eroe che è in te
Mai come in questo caso “Become Your Own Hero” assume un particolare significato. Su quella panca delle penalità, sulla quale questi ragazzi di Giallo Dozza si sono dovuti sedere, possono trovare la chiave perché l’eroe che è dentro di loro infonda determinazione, passione e grinta positiva per raggiungere l’obiettivo più importante: ritrovare i se stessi migliori. Schiacciare quella palla ovale sull’erba, alzarsi, varcare la linea di meta, voltarsi e guardare quei lunghi pali bianchi che svettano verso il cielo, lasciarseli quell’ultima volta alle spalle e iniziare nuovamente a camminare, da uomini liberi, responsabili, migliori.